Fobie e paure
Cos’è la fobia?
La fobia è una paura intensa, persistente e duratura, provata per uno specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Le fobie specifiche, sono state tra i primi fenomeni psicopatologici ad essere osservati e descritti.
Cosa comporta avere delle fobie
Si instaura un processo che fa provare alla persona stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo.
Lo stimolo fobico varia molto da persona a persona: molte fobie specifiche sono consolidate e comuni (altitudine, animali pericolosi, siringhe) mentre in certi soggetti può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici, il che spesso crea in queste persone una sensazione di vergogna rispetto al loro timore. Le fobie specifiche sono dunque paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato di ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione.
Tipi di fobie
Esistono 5 sottotipi di fobia specifica:
Animali (zoofobia)
È un tipo di fobia specifica con esordio nell’infanzia ed è maggiormente presente nella popolazione femminile (75%-90%). La particolarità di questa fobia specifica è che affonda le sue radici nelle fasi primordiali dell’evoluzione della specie umana: è infatti grazie alla paura di animali pericolosi che l’uomo ha attuato strategie comportamentali di evitamento e fuga che ci hanno permesso di arrivare ai giorni nostri. Ecco gli esempi più comuni di fobia specifica per gli animali:
- ragni (aracnofobia)
- insetti (entomofobia)
- serpenti (ofidiofobia)
- uccelli (ornitofobia)
- roditori (musofobia)
- cani (cinofobia)
- gatti (ailurofobia)
- pesci (ittiofobia)
Ambiente naturale
Anche questa fobia specifica trova il suo esordio nell’infanzia mentre per quanto riguarda la prevalenza si evince in generale una prevalenza soprattutto nelle donne anche se le statistiche mostrano che sono gli uomini a soffrire maggiormente di fobia specifica legata alle altezze. Ecco alcuni esempi:
- altezze (acrofobia)
- acqua (idrofobia)
- temporali (ceraunofobia)
Sangue, infezioni, ferite
Questa fobia specifica è caratterizzata da un’alta familiarità. Tipicamente questa fobia specifica porta a una risposta lipotimica vasovagale (il 75% dei soggetti riporta almeno un episodio di svenimento). La paura che sta alla base di questa fobia specifica è quella di poter stare male: quest’ultimo aspetto è comunque da ritenersi, sempre secondo una visione evoluzionistica, una paura adattiva. Eccone alcuni esempi:
- vedere il sangue (emofobia)
- ricevere una puntura (aichmofobia)
- sottoporsi a procedure mediche invasive
- assistere a un intervento chirurgico
Situazionale
L’insorgere di questa fobia specifica è caratterizzato da due picchi, uno nell’infanzia e uno intorno ai 25 anni e colpisce maggiormente le donne. Eccone alcuni esempi:
- spazi chiusi (claustrofobia)
- volare (aviofobia)
- guidare (amaxofobia)
- ascensori
- ponti
Altro tipo
Queste fobie specifiche sono maggiormente presenti nell’infanzia. Eccone alcuni esempi:
- soffocare (anginofobia)
- pagliacci e maschere (coulrofobia)
- bambole (pediofobia)
- rumori forti (liguirofobia)
Le nuove fobie specifiche
Le fobie specifiche, come molti altri aspetti della psicopatologia, sono soggette ai cambiamenti sociali e culturali. Ecco presentati qui di seguito due esempi di nuove fobie specifiche annoverate nel DSM-5 :
- Emetofobia (fobia specifica del vomitare)
Chi soffre di emetofobia ha il terrore di vomitare o di vedere qualcun altro farlo. Ogni sintomo di malessere viene subito interpretato come un segnale che porterà di lì a poco la persona a vomitare. - Nomofobia (fobia specifica di non avere il cellulare con sé)
Il termine nomofobia deriva dall’abbreviazione di no-mobile e si riferisce alla paura di rimanere fuori dalla rete di comunicazione mobile. Studi condotti in Gran Bretagna mostrano che più del 53% dei soggetti partecipanti mostra stati d’ansia quando rimane a corto di batteria, di credito, senza copertura di rete oppure senza il cellulare. Sembra inoltre che la nomofobia colpisca maggiormente gli uomini: il 58% contro il 48% delle donne. La maggior parte dei cellulare-dipendenti sarebbero giovani adulti caratterizzati da bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che, quindi, sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso il cellulare. Alcuni autori ritengono poi che gli adolescenti siano i soggetti più a rischio di sviluppare questa nuova forma di fobia specifica.
Il trattamento delle fobie
Nelle fobie specifiche non ci sono evidenze scientifiche che supportino l’uso di farmaci o di un trattamento combinato, alla luce del fatto che la letteratura ha ampiamente dimostrato come il trattamento basato sull’esposizione dia ottimi risultati. Tuttavia le fobie specifiche di tipo situazionale vengono talvolta trattate con successo con terapia benzodiazepinica (soprattutto la paura di volare). Sono descritti in letteratura anche casi di fobia specifica situazionale che hanno risposto a farmaci SSRI (Fluoxetina).
Ecco descritte brevemente le principali tecniche cognitivo-comportamentali usate per curare le fobie specifiche:
Esposizione
L’esposizione a stimoli ansiogeni, oggetti o situazioni, è considerata al giorno d’oggi la principale modalità di trattamento per le fobie specifiche. L’esposizione in vivo ha portato a migliori risultati rispetto all’esposizione immaginativa, per cui quando è possibile è sempre raccomandata. È preferibile però l’esposizione immaginativa:
- quando il paziente inizialmente non se la sente di approcciarsi all’oggetto fobico;
- nell’esposizione a situazioni in cui non è facile trovarsi (come le tempeste, il volare in aereo);
- rispetto a situazioni in cui potrebbe essere pericoloso o poco etico riesporre il paziente (memorie traumatiche in un disturbo da stress post traumatico).
Esposizione immaginativa
Consiste nel chiedere al paziente di immaginarsi una situazione fobica. È importante aiutare la persona a raggiungere un’immagine molto vivida della situazione temuta, favorendone una descrizione molto attenta e precisa. Per esempio, se immagina di essere esposto a un ragno, dovrebbe essere incoraggiato a immaginare tutti gli aspetti della situazione, la grandezza, il colore, la collocazione, la velocità e il tipo di movimenti che compie.
Esposizione graduata
Consiste nell’esporre il paziente a situazioni fobiche più basse nella scala delle situazioni temute, per poi salire gradualmente. È consigliabile quindi iniziare l’esposizione da un grado moderato di difficoltà per poi progressivamente salire. Oltre a esporre la persona a situazioni temute può aiutare anche esporle a sensazioni di cui hanno paura, usando esercizi di esposizione enterocettiva (per esempio esercizi di spinning per aumentare il senso di vertigine, di iperventilazione per aumentare la mancanza di respiro presente nelle situazioni claustrofobiche, indossare un maglione durante una presentazione per aumentare la sudorazione…).
Esposizione in vivo
Una singola sessione di esposizione in vivo di 2-3 ore è risultata clinicamente significativa per le fobie specifiche tipo animali, sangue-iniezioni-ferite, e per la fobia di volare.
Tecniche di rilassamento muscolare
Si insegna il rilassamento al paziente e una volta che si è appropriato di questa tecnica, gli viene mostrato l’oggetto fobico. La condizione di rilassamento è antagonista a quella di ansia che caratterizza la fobia: si verifica, quindi, un processo di inibizione reciproca.
Desensibilizzazione sistematica
Questa tecnica si basa sul principio del controcondizionamento. L’obiettivo è quello di far reagire in modo differente la persona in risposta ad un determinato stimolo fobico, si insegna, cioè, ad attuare un comportamento diverso, più adatto in cui non sia presente alcuna forma di ansia o paura. Questa tecnica consiste essenzialmente nell’ esporre il soggetto a stimoli ansiogeni (legati allo stimoli fobico) di intensità crescente, fino a che l’ansia non venga del tutto superata.
Tecniche cognitive
L’elicitazione dei pensieri negativi, la ristrutturazione cognitiva, l’uso di ABC possono essere utilizzati come supporto durante le pratiche di esposizione.
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