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Bulimia, obesità, controllo del peso

Photo by Ilana Lahav on Unsplash

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Quando si parla di disturbi alimentari la mente va subito all’anoressia e all’obesità perché provocano squilibri più visibili ed eclatanti in termini di sottopeso e sovrappeso ma ci sono molti altri disturbi che rientrano nei Disturbi del Comportamento Alimentare, che prevedono comportamenti che incidono sull’alimentazione ma hanno a che vedere anche con un disturbo ossessivo – compulsivo, con la gestione delle emozioni, l’impulsività, la rigidità di pensiero e l’autostima legata al proprio corpo.

Bulimia nervosa

La Bulimia si caratterizza per un’esasperata assunzione di cibo. A queste abbuffate si seguono continui tentativi di eliminazione degli alimenti ingeriti, solitamente tramite vomito autoindotto o attraverso l’uso massiccio di lassativi o diuretici. Per poter porre la diagnosi gli episodi di abbuffata e le condotte compensatorie inappropriate devono verificarsi minimo una volta alla settimana per almeno 3 mesi.
Dopo questi attacchi di fame incontrollata, durante cui nulla è più importante del cibo, insorgono profondi sensi di colpa che fanno sprofondare il soggetto nella depressione.
Nella bulimia il corpo e il cibo sono usati come difese verso una vita adulta matura, con aspetti regressivi, fissazioni narcisitiche e componenti sado-masochistiche espresse sia con atteggiamenti autodistruttivi che con comportamenti ritenuti equivalenti bulimici (abuso di sostanze, sesso promiscuo e cleptomania).
Sia nell’anoressia che nella bulimia sono presenti aggressività, identità psicosessuale e corporea imperfetta, scarsa autostima (dipendente prevalentemente dall’estetica) e talora anche precaria identità del Sé (con nuclei psicotici).

I disturbi del comportamento alimentare: il Binge Eating Disorder

Nel Binge eating disorder vi sono episodi di abbuffata associati a questi aspetti: Mangiare molto rapidamente, mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni; sentirsi disgustati verso se stessi, depressi e in colpa dopo l’episodio; l’abbuffata si verifica almeno una volta alla settimana per 3 mesi e l’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa. Come nella bulimia nervosa l’episodio dell’abbuffata è accompagnato dalla sensazione di perdere il controllo quindi dalla percezione di non riuscire a fermarsi una volta che si è cominciato. Le abbuffate in genere avvengono in solitudine perché la persona si vergogna e in genere prima dell’abbuffata si sperimentano emozioni negative o eventi stressanti. Anche nel binge eating disorder i soggetti sperimentano autosvalutazione e disforia.
Una variante di questo disturbo alimentare, chiamata night-eating sindrome, si caratterizza per anoressia diurna ed insonnia notturna che può essere sconfitta soltanto assumendo grosse quantità di Chiedere aiuto può essere a volte molto difficile ma difficilmente si riesce ad uscire da queste problematiche da soli. Rivolgersi ad uno specialista che possa aiutare a comprendere meglio il proprio disagio è molto importante.

Fattori scatenanti dei disturbi alimentari

Tutti i disturbi alimentari hanno a che vedere con problematiche multifattoriali ed esistono tre tipi di fattori: scatenanti, predisponenti e di mantenimento.
La cosa importante è parlarne. Bisogna parlarne il più possibile, coinvolgendo l’intero nucleo famigliare. Il contatto terapeutico permette di aprire un dialogo e di poter monitorare le eventuali complicanze sia mediche che psicologiche. Se una persona con DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE non è ancora in grado di intraprendere un vero e proprio trattamento, viene di solito iniziato quello che viene definito un ‘percorso motivazionale’, ossia un percorso psicologico che ha lo scopo di portare la persona a desiderare il cambiamento e la guarigione.
Essere ‘motivati’ al cambiamento vuol dire:

  • riconoscere di avere un disagio (consapevolezza)
  • sentire che la situazione crea una notevole quota di sofferenza
  • credere nella possibilità di cambiare (senso di efficacia)
  • essere disponibili a “mettersi in gioco”
  • avere la forza e il coraggio di chiedere un aiuto.